Italia: la storia dell'asino e dell'economista
Riportiamo di seguito la traduzione di un intervento del prof. Ugo Bardi che illustra la potenziale pericolosità di accettare in modo acritico e superficiale le storie raccontate tramite indicatori statistici troppo aggregati e che risultano, in alcuni casi limite, mal definiti.
C'è una vecchia storia in Italia (ma anche in altre regioni del Mediterraneo), che racconta di un uomo che ha cercato di addestrare il proprio asino a lavorare senza cibo. Così, a poco a poco, ha ridotto la razione giornaliera di fieno data alla bestia. In seguito l'uomo ha riferito che, purtroppo, l'asino era morto proprio quando aveva imparato a fare a meno completamente del cibo.
L'uomo della storia deve essere stato un economista. Stava cercando di ottimizzare il sistema e aveva definito l'efficienza dell'asino come il rapporto tra il lavoro svolto e la quantità di fieno consumato. Aveva scoperto che riducendo la quantità di fieno si aumenta l'efficienza e, con logica impeccabile, aveva portato l'idea della sua naturale conclusione.
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Qualcosa di simile sembra essere in atto con l'economia di interi paesi. Gli economisti definiscono come efficienza il rapporto tra il PIL prodotto per unità di energia consumata. Notando che questo rapporto è aumentato per molte economie occidentali nel corso degli ultimi decenni, essi concludono che le economie stanno diventando sempre più efficienti. Hanno anche parlato di disaccoppiamento, notando che il PIL può continuare ad aumentare, mentre il consumo di energia rimane costante - o diminuisce. Questo dovrebbe essere una cosa meravigliosa.
Purtroppo, i problemi con questa interpretazione ottimistica risaltano chiaramente nel caso dell'Italia. Notate, nel grafico riportato, come questa "efficienza" si sia impennata proprio quando l'economia italiana ha iniziato a crollare, con un calo del PIL, la perdita di oltre il 25% della produzione industriale italiana, il massiccio aumento della disoccupazione e tutti i disastri associati.
L'aumento dell'efficienza mostrata dal grafico è una pura illusione. L'economia italiana non sta diventando sempre più efficiente ma, semplicemente, si sta contraendo. Le industrie chiudono e le persone diventano disoccupate. Di conseguenza, si consuma meno energia nella produzione e per il trasporto. Allo stesso tempo, altri elementi del sistema economico, ad esempio gli affitti o le tasse di proprietà, rimangono relativamente inalterati; la spesa pubblica, per esempio, tende a salire. Quindi, il PIL non diminuisce velocemente come il consumo di energia e il rapporto tra i due aumenta. Ovviamente, nulla di cui essere felici.
Concetti come efficienza e disaccoppiamento sembrano essere basati su parametri altamente aggregati; troppo per fornire un'interpretazione utile di ciò che sta accadendo nell'economia di un paese. Ciò non significa che l'economia non possa divenire più efficiente con il tempo, proprio come un asino può imparare a lavorare anche con una razione di fieno ridotta. Ma senza energia, e soprattutto senza energia abbondante e a buon mercato, un'economia semplicemente soffre la fame e, infine, subisce la sorte dell'asino della storia.
Ricordiamo anche che un miglioramento dell'efficienza energetica del 20% fa parte degli obiettivi dell'Europa 20-20-20. Mentre inizialmente l'indicatore associato a questo obiettivo era l'intensità energetica, il reciproco della quantità riportata nel grafico, ora il parametro considerato è l'ammontare degli usi finali dell'energia (final energy consumption).
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